Quasi un mese che non uso un computer per motivi di scuola e per più di dieci minuti.
Che brutto affare esser ammalati di computer, meglio stare sui libri.
Io preferisco così.
Dove ci porta la morte? Ci porta in quella pace dove noi fummo prima di nascere. La morte è il non-essere: è ciò che ha preceduto l'esistenza. Sarà dopo di me quello che era prima di me. Se la morte è uno stato di sofferenza, doveva essere così prima che noi venissimo alla luce: ma non sentimmo, allora, alcuna sofferenza. Tutto ciò che fu prima di noi è la morte. Nessuna differenza è tra il non-nascere e il morire, giacché l'effetto è uno solo: non essere.
Molte persone, vedono l’impresa privata, come una tigre feroce, da uccidere subito. Altre invece, come una mucca da mungere. Pochissime la vedono com’è in realtà: un robusto cavallo che, in silenzio, traina un pesante carro.
DEMONESalve, Spirito! Dov'è che vai errando?FATASui colli e sulle vallinei boschi e nei rovetisui parchi e sui recintiper flutti e per fuochi,della sfera della lunapiù presta men vado.E servo la Fata Regina,irrorando di rugiadale sue impronte sull'erba.Le fan scorta i verbaschidalle vesti doratecon macchie vermiglie -rubini son questi,cari doni delle Fate,come efelidi profumate.Stille di rugiada ho da cercarele orecchie dei verbaschi ad imperlare.Addio, Spirito villanzone. Me ne vado.Sta giungendo con gli elfi la Regina.-Atto secondo, scena prima di"Sogno di una notte di mezza estate"-William Shakespeare